giovedì 23 aprile 2009

Strategie testuali non sessiste

Le nostre segnalazioni e la letteratura che conosciamo ci sembra elaborata sul piano delle strategie referenziali, cioè 'definitorie': si suggerisce da più parti, infatti, di usare nomi femminili dei mestieri, quando possibile; di non usare il maschile singolare o plurale 'generico' e così via.

Quando però proviamo a scrivere testi interi seguendo questi principi, le difficoltà aumentano e la letteratura, a nostra conoscenza, non ci dà delle soluzioni.

Avete provato a scrivere un intero testo non-sessista? come avete fatto? Segnalateci le vostre esperienze e eventuali materiali a riguardo!





postato da jc

5 commenti:

  1. Così termina un articolo di Gennaro Carotenuto(storico,intellettuale'illuminato')di critica alla giornalista Giovanna Botteri:
    (...)E soprattutto chi paga il canone merita un corrispondente da Città del Messico.

    Mi chiedo allora,se "UN corrispondente"(da Città del Messico) è di per sé una garanzia dell'obbiettività dell'articolo, mentre UNA(altra)corrispondente(da Citta del Messico) no?

    http://www.gennarocarotenuto.it/7450-giovanna-botteri-razzista/#more-7450

    floreana

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  2. Si può immaginare che, in un contesto simile, il maschile sia usato dall'autore come generico e non come referenziale: volutamente generico, dunque.

    Tuttavia, nell'uso generico, è forse da preferire il maschile plurale, perchè il singolare appare sempre e comunque più difficilmente interpretabile come comprensivo di donne e uomini.

    Ma in un caso come quello sopra segnalato, dove cè necessità anche del singolare, non è facile individuare la modalità migliore.

    Proviamoci. Quali alternative sarebbero possibili? ne tentiamo alcune, aspettiamo altri suggerimenti:


    1.un/una corrispondente
    2.un corrispondente, uomo o donna,
    3.un servizio di ....
    4.telecronaca da Città del Mexico
    5.
    6.
    7.

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  3. Fermo restando la indiscussa buona fede di Gennaro, quello che però mi/Vi chiedo: non è propriamente quel "generico", che letto come eccezione,impedisce una piena consapevolezza della non neutralità del linguaggio?Mi ap-pare che anch'esso (il "generico")sia improntato ad un ordine(primato) "genealogico maschile"(Irigaray).

    floreana

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  4. Il problema è infatti, come segnali, l'uso del generico maschile.

    In certi contesti generici,come quello esemplificato,si cade per lo più nell'uso consueto e consolidato di usare il maschile-che non è neutro- anche come 'inclusivo' del femminile.

    Se crediamo che invece si possano trovare delle soluzioni meno consolidate dall'uso ma più rispettose delle identità di genere, possiamo preferire soluzioni alternative all'uso del maschile, come ad esempio quelle proposte.

    Se non diciamo 'abbiamo bisogno di un corrispondente' ma 'di un servizio di corrispondenza' o simili, evitiamo di usare formule create e consolidate in un tempo e in una società in cui certi mestieri e compiti erano prerogativa dei soli uomini e cominciamo a riflettere nel linguaggio la nuova realtà.

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  5. Prima c'era D'Anna a Città del Messico, poi ci si è spostata anche la Botteri. Forse è il caso di aspettare prima di usare "razzista" (soggetto molto diffuso in Italia oggi) inopinatamente.
    Anto

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